Maltanapoli dicembre 1994

La scomparsa di un grande Maestro che onorò Napoli

Rubino Profeta

La notizia della morte di Rubino Profeta, avvenuta a Napoli il 3 gennaio 1985, ha avuto un eco immediata negli ambienti culturali maltesi, in cui il Maestro scomparso era conosciuto e apprezzato.

Ricordo che pochi anni fa uno studioso di Malta, il rev. Azzopardi, conservatore del Museo di Mdina, mi manifestò il suo interesse alla ricerca su musicisti dell'isola, in particolare su Girolamo Abos, nativo de La Valletta e legato agli splendori del settecento musicale napoletano. Gli suggerii di rivolgersi a Rubino Profeta, non soltanto per la sua autorità di studioso, ma anche per la sua giovanile capacità di rinnovare continuamente gli interessi della ricerca musicale. Rubino Profeta rispose all'invito con uno slancio come sempre generoso. Conoscitore come pochi della ricchissima e in parte ancora inesplorata biblioteca di S. Pietro a Majella, ritrovò splendide e pur non note pagine dell'Abos, alcune delle quali sentii eseguire, nella basilica napoletana del Carmine, in un indimenticabile concerto, a cui erano presenti amici maltesi, diretto dal figlio di Rubino Profeta, il maestro Virginio. E su Abos Rubino Profeta scrisse pure in questo giornale.

Il Maestro scomparso era nato a Napoli il 13 giugno 1910. Aveva studiato presso il Conservatorio di S. Pietro a Majella, allievo di Daniele Napoletano, Camillo De Nardis, Gennaro Napoli.

La sua notorietà resta legata anzitutto all'attività di compositore. Ricca e variata la produzione; un'opera. il «Lorenzino de' Medici», rappresentata al S. Carlo nel 1950, un balletto, «La na­scita della primavera», rappresentato a Bergamo nel 1959, un oratorio scenico, «La crocifissione», un «Preludio epico» per orchestra, una Suite per archi, un Concerto per pianoforte e orchestra, musica sacra (una Messa, un Requiem, uno Stabat Mater), musica da camera (un quartetto, trii, pezzi per pianoforte, liriche).

Ma ancor più prestigiosa è stata l'attività del musicologo, in cui Rubino Profeta, come all'indomani della sua morte ha ricordato autorevolmente su «Il Mattino» Paolo Isotta, ha rivelato genialità di precursore nella riscoperta di opere dell'ottocento non più rappresentate e cadute perciò nell'oblio: la «Zelmira» di Rossini, il «Roberto Devereux», il «Belisario», la «Caterina Cornaro», la «Sancia di Castiglia», il «Diluvio universale» di Donizetti, «Elisa e Claudio» di Mercadante, la «Saffo» di Pacini, lo «Stiffelio» di Verdi. Quando si pensi alla vastità del repertorio ottocentesco sepolto dalla polvere degli archivi si può capire da quali sicurezza d'intuito e finezza di gusto Rubino Profeta sia stato guidato nella ricerca. Anche alla riscoperta di musica del settecento aveva dedicato negli ultimi anni una cura particolare. L'oratorio «Mosè in Egitto» di Giovanni Paisiello, da lui ritrovato nella biblioteca del Conservatorio di Napoli, era stato dopo la sua revisione eseguito il 26 marzo 1984 a Taranto, città natale di Paisiello, sotto la direzione del maestro Virginio Profeta.

Lavoratore infaticabile, docente presso il Conservatorio di S. Pietro a Majella, critico musicale del «Tempo» e del «Corriere di Napoli», aveva profuso per anni il suo talento e le sue energie per il teatro S. Carlo, della cui organizzazione era stato a lungo un pilastro.

La morte l'ha colto mentre s'accingeva a partire per Genova, la cui stagione lirica sarebbe stata inaugurata con il «Diluvio Universale» di Donizetti, nella revisione appunto di Rubino Profeta.

Guido Belmonte

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