Commemorazione Rotary Club

TRA RECONDITE ARMONIE

Nell'arcano dei sublimi concenti ultraterreni è trasvolato il nostro dilettissimo impareggiabile Amico Rubino Profeta orbandoci del suo bel sorriso rasserenante e del suo baldo piglio euforizzante preziosi doni di affinata saggezza e di onnicomprensiva umanità.

Riportiamo le accorate parole di vivo compianto con cui il presidente Nitti, ma non certo solo come presidente, ne ha rievocato, nella riunione rotariana del 25 gennaio, la eletta inconfondibile figura:

Per la seconda volta nel corso di questa mia presidenza mi incombe il triste dovere di ricordare un amico scomparso. Rubino Profeta ci ha lasciato, alla vigilia di raccogliere un ennesimo successo per la riscoperta di un'altra opera del suo amato Donizetti.

La stampa, la televisione, la commossa testimonianza di insigni critici musicali hanno documentato, all'atto della scomparsa, quale fosse la dimensione del musicista e del musicologo, quanto grande fosse l'estimazione di cui era circondato.

Qui, amico, lo ricordo agli amici.

Egli era nato a Napoli il 13 giugno 1910. Presso il glorioso Conservatorio di S. Pietro a Maiella studiò prima violino, poi composizione sotto la guida di insigni maestri quali Daniele Napolitano, Camillo De Nardis e Gennaro Napoli. Nello stesso Conservatorio fu per molti anni docente.

Fu compositore di vasta e articolata produzione, teatrale, sinfonica e cameristica. Una sua opera «Lorenzino dei Medici» fu rappresentata al S. Carlo nel 1950. Un'altra opera «La guardia alla luna» su libretto di Massimo Bontempelli vinse, nel 1967, il primo premio assoluto al concorso «Beniamino Gigli» di Recanati. Un suo balletto «La nascita della Primavera» andò in scena a Bergamo nel 1957, un altro «Il brutto anatroccolo» fu rappresentato nel 1960 al nostro Teatrino di Corte.

Della sua produzione sinfonica e cameristica ricorderò l'oratorio scenico «La Crocefissione» eseguito a Catania il 1965 e il concerto per pianoforte e orchestra trasmesso dalla '(AI nel 1956, la suite per archi, le numerose composizioni da camera, le liriche per canto e pianoforte.

All'attività creativa affiancò quella di musicologo e di organizzatore: fu critico musicale di giornali a diffusione nazionale, fra i quali il Tempo di Roma, scrisse di musicologia su vari giornali e riviste. Fu per lunghi anni direttore artistico e poi consulente del nostro «San Carlo».

Ma l'attività per cui il mondo musicale tutt'intero, e non solo quello italiano, più deve a Rubino Profeta fu quella di scopritore e di revisore di musica italiana dimenticata. Queste parole non sono mie ma sono state scritte da uno dei più insigni musicologi italiani, da Paolo Isotta, illustre docente, critico musicale del Corriere della Sera.

In questo campo Rubino Profeta fu un precursore, che vi si addentrò con gusto, fiuto, competenza e intelligenza. Dobbiamo a lui la riscoperta di molte opere del passato, sopratutto dell'Ottocento, non rappresentate per oltre un secolo e cadute in un ingiusto oblio. Riportò alla luce opere di Rossini, di Verdi, di Mercadante, di Pacini. Ma il suo grande amore fu Gaetano Donizetti, di cui riportò a nuova vita opere come Roberto Devereux, Belisario, Caterina Cornaro, Sancia di Castiglia.

L'ultima sua fatica fu il Diluvio Universale sempre di Donizetti, andato in scena pochi giorni dopo la sua morte al Teatro Comunale di Genova sotto la direzione di Virginio Profeta, degno continuatore dell'opera paterna.

Anche alla riscoperta della musica del Settecento diede inestimabili contributi. Nel marzo dello scorso anno, a Taranto, venne eseguito, nella sua revisione, l'oratorio di Giovanni Paisiello «Mosé in Egitto» da lui stesso scoperto in quella inesausta miniera musicale che è l'Archivio di S. Pietro a Maiella: anche allora fu diretta da Virginio Profeta.

Nel nostro Club faceva parte delle prime leve, essendovi entrato poco dopo la fondazione. Fu socio ammirevole per assiduità, sempre pronto ad elargire a noialtri i tesori della sua cultura, ad informarci, gioioso, sulle sue più recenti scoperte, ad aggiornarci con acuto e talora tagliente senso critico sul valore di eventi e di personaggi musicali del momento. Amabile, sorridente, cortese, sempre pronto all'aneddoto e alla facezia, solo una cosa poteva indisporlo: la cattiva musica e i cattivi musicisti.

Con lui il Rotary Club di Napoli Nord - Est perde non solo un illustre esponente della arte musicale italiana, ma, e forse sopratutto, l'amico pieno di calda umanità, di eletto sentire, di sincero spirito rotariano.

In tutti noi il suo ricordo resterà vivo per sempre.

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